domenica 8 febbraio 2015

Lazio: Lago di Albano e Monte Cavo (RM)


La voglia di fare un giro in moto d’inverno è come voler fumare una sigaretta nella sala d’aspetto di un ospedale. Se proprio non hai alternative, fai una scappatella mordi e fuggi alla finestra del bagno e un paio di tiri allontanano la scimmia. Nei giorni più freddi dell’anno, tra temporali, neve o buriana, stai lì con l’app del meteo sempre aperta sullo smartphone. Appena Giove Pluvio concede una piccola tregua, accendi la moto e ti fiondi dentro quella finestrella di sole che scalda i polmoni come 2 tiri di Camel senza filtro.
Fino ad ora ho sempre cercato di viaggiare verso luoghi affascinanti e poco battuti. Oggi, mi sono lasciato convincere dai saggi: non è la meta, ma il tragitto. E gli occhi con cui ti guardi intorno.


5 gradi centigradi, abbigliamento invernale full con imbottiture complete. Partenza da Frascati, dove c’è un traffico che pare la Casilina all’ora di punta, bypassata alla velocità della luce manco fosse un lazzaretto (occhio agli autovelox tutti intorno). Passo l’osservatorio astronomico, salgo un po’ di altitudine e in poco più di 10 chilometri di curve mi godo la tripletta Monte Porzio Catone, Montecompatri e Rocca Priora. Il freddo della notte scorsa è ancora percepibile e le curve non soleggiate presentano strisce di ghiaccio da cui tenere lontane le ruote della Triumph e contro cui moderare l’angolo di inclinazione della moto e di rotazione del polso destro.
Torno giù sulla SS215, lunga e rettilinea, fino a Grottaferrata, alla ricerca di una chiesa greco-ortodossa dove vorrei lasciare qualche preghiera. Trovo invece l’abbazia di San Nilo e, poco distante, un graditissimo chiosco di pane e porchetta, perfetto per una genuina merenda a km zero.


Non so se prima che il sole tramonti riuscirò a visitare tutte le località dei Castelli Romani che mi ero prefissato. Tuttavia sono determinato a guidare lungo le curve che portano a una cima molto conosciuta nella zona, Monte Cavo. Ora però ho freddo e voglia di godermi il tepore del clima temperato tipico delle regioni lacustri. Punto il muso della Scrambler verso sud, passo Marino e, non appena metto le ruote sulla via dei laghi che costeggia il celebre Lago di Albano, il termometro inizia subito a salire. Mi fermo su uno spiazzo panoramico, tolgo guanti, casco e passamontagna, allento le zip della giacca e scatto un paio di foto. Adoro l’effetto tepore del sole che attraversa gli abiti fino alle ossa. Ci sono bellissime ville che affacciano sul lago quaggiù. Sento l’aria buona, di tutt’altra composizione rispetto a quella capitolina, intrisa di CO2. I polmoni ringraziano. 


La via dei laghi è una bella strada panoramica, va percorsa in senso orario, per gustare gli spazi di cielo, verde, acqua e paesini arroccati che si intravedono tra gli alberi. 
Percorsi 5 chilometri, inforco il bivio a sinistra per Rocca di Papa, alla ricerca delle indicazioni per Monte Cavo che non riesco a vedere. Mi ritrovo in paese. Alla rotonda ammiro un bel murales motoristico dedicato alla Cronoscalata Vermicino – Rocca di Papa. Ho sempre adorato questo tipo di corse, ripenso alla Cronoscalata dell’Etna e a quanto mi mancano quei pomeriggi di domenica, accampato sui muretti delle curve sopra Nicolosi, con la pagina Motori de La Sicilia tra le mani per seguire l’ordine di partenza dei partecipanti, aspettando l’imbattibile Osella bianca di Cassibba.


Nessuno in giro a cui chiedere indicazioni, nessuna segnaletica per Monte Cavo. Continuo a salire e, non so come, becco una stradina in mezzo ai boschi che si inerpica verso l’alto. Giro qualche video con la mia Canon, pensando già a un bel montaggio da pubblicare sul blog, ancora ignaro del pasticcio che sto memorizzando sulla scheda SD della videocamera. I colori invernali mi circondano, la natura è straordinaria, il fruscio del vento tra le chiome degli alberi fa da colonna sonora ed è l’unico suono che preferisco al rombo della Scrambler.
Andando ancora su, vado a finire in pieno territorio militare: cartelli minacciosi fanno la loro comparsa ai margini della stretta carreggiata, intravedo una caserma dell’Aeronautica e intuisco che non è certo questa la via che cercavo. Faccio un cenno distensivo ai militari che da dietro le tendine mi fulminano con gli occhi: “Ca**o è venuto a fare quassù sto matto?”, si staranno (giustamente) domandando.
Torno verso il paese ripassando da dove ero arrivato, finché, lungo la SR218, finalmente individuo il bivio che mi condurrà alla vetta del monte. Nota: domani prenotare visita oculistica.


Come prevedevo la via Scalette, da sola, ha subito messo in secondo piano il piacere di guida goduto lungo le strade dei Castelli Romani. Quando intorno ho boschi fitti come la nebbia e viaggio lungo strade isolate, sopra un asfalto abraso e malconcio, con la luce del sole calante che mi scalda il volto attraverso la visiera, raggiungo il karma motociclistico. Non c’è yoga che tenga. Cinque chilometri e mezzo di curve, da gustare lentamente in seconda e terza marcia, che sembrano condurre in paradiso. Esperienza che consiglio caldamente a tutti i biker che non avessero ancora annoverato questo percorso tra quelli battezzati in sella alla propria morosa. Persino Luigi Pirandello amò questi luoghi: qui si ispirò per scrivere una delle sue opere. Lo immagino, nelle giornate più limpide, ammirare da quassù l’incantevole vista delle isole ponziane, dei laghi laziali, delle cime appenniniche limitrofe. Poesia vera.
La cima del Monte Cavo oggi è un ammasso di tralicci e antenne che illuminano Roma e dintorni di segnali telefonici, radio e tv. Non piacciono tanto alla popolazione locale né onorano l’illustre storia del mitico tempio di Iuppiter Latiaris, oggi incredibilmente in stato di abbandono.
Sono appagato, tronfio di curve e panorami, di allunghi, staccate e derapate. Per chiudere in bellezza questo bel giro in moto serve solo un buon the caldo delle cinque. Costeggiando ancora il Lago di Albano, questa volta lungo il quadrante sud, vado a gustarmelo al tavolo di un bar di Castel Gandolfo, cittadina ormai inaccessibile anche alle moto. Per accedere al centro storico e visitare la piazza che ospita la sede di villeggiatura estiva del Papa, occorre parcheggiare e proseguire a piedi. Giusto così.


Come dicevo, oggi per tutto il tragitto ho girato invano video pazzeschi. Ecco perché questa volta non trovate foto dinamiche. Tornato a casa, gasato come un bimbo e smanioso di rivedere le immagini, scopro l’inghippo: avevo impostato la risoluzione a 320x240px, per vederle servirebbe il microscopio. L’urlo che ne è scaturito è paragonabile solo al celebre dipinto di Munch. Lo sapesse chi penso io, sarei rovinato. Mi rifarò alla prossima, un motivo in più per iniziare a progettare la prossima meta.

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Informazioni utili:

Costi del viaggio: carburante 8 euro, panino con porchetta e cicoria 5 euro.
Chilometri percorsi: 55

Itinerario su Google Maps:




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