domenica 13 marzo 2016

Motodays 2016: il report


Iniziamo dal dire cosa non c'era. Un bel po' di stand ufficiali delle case madri. Tipo MV Agusta o Harley Davidson. E almeno il 50% di ragazze e hostess, che rispetto alle scorse edizioni erano desaparecidos, per la delusione dell'occhio e per la gioia del famoso "carro di buoi". Però la fiera nel suo complesso era organizzata e strutturata meglio che in passato, più razionale ed equilibrata. Me la sono cavata con 13 euro di biglietto di ingresso: prima di entrare alla Fiera di Roma, avevo rimediato un buono sconto riduzione all'iperself Agip alla Magliana.
Quest'anno il mio Motodays è stato focalizzato sulle persone più che sulle moto, seppur queste ultime siano sempre eccitanti. Il primo padiglione che visito è il 4, dove non manco di salutare gli amici di Triumph Numero Tre, Roberto, Gianclaudio e il Generale, impegnati a gestire uno spazio semplice ma stiloso, elegante e pieno di super novità: la nuova Street Twin, la nuova Thruxton (pazzesca), la nuova Speed Triple (che proverò la prossima settimana!) e i restyling di modelli come la Adventure e la Tiger 800 (che specie in versione XC ha sempre il suo perchè).   
Allo stand Mondial, il marchio milanese riesumato dopo il fallimento dei primi anni 2000, incontro Alberto di Albertoinmoto, persona simpatica ed esperto che sa il fatto suo. Probabilmente inizierà a vendere il nuovo modello Mondial, la Hipster (motorizzazione Piaggio 125 e 200, finiture ben curate e design accattivante a metà tra vintage e Diavel. Molto carina.
A proposito di marchi classici tornati attuali, sono stato ben felice di ritrovare in azione il papà di tutti noi triumphisti romani, Fabrizio Farinelli, che, lasciato il marchio inglese dopo decenni di successi, ha abbracciato una nuova sfida, rilanciare nella capitale i marchi Royal Enfield e (addirittura) SWM con i nuovi modelli ebduro RS300R, RS500R e RS650R, le supermotard SM500R ed SM650 R e le classiche: la café racer Gran Milano 440 e la scrambler Silver Vase 440. Non vedo l'ora di provarle! Presto andrò a trovarlo nel nuovo negozio al Tuscolano, chiacchierare con lui di moto è come leggere un'enciclopedia vivente dedicata alle due ruote. 
Impossibile non buttare un occhio e resistere a un tour tra le moto BMW: a parte le minchiate degli esperti di marketing, tipo la denominazione dello spazio cosiddetto Heritage, è sempre un bel vedere. Adoro la R nine T Scrambler, ma, come per la versione classica, il terminale doppio non mi arrazza affatto. Dettaglio (molto) secondario, resta una gran moto, guidarla è una goduria.
In Ducati ancora una volta hanno battuto tutti, compresi i giapponesi: uno spazio molto grande e pieno di creatività. Ormai la Scrambler (anche qui) la fa da padrona e sfoggia varianti, colori e accessori davvero molto accattivanti. Imperdibile l'XDiavel, dragster ammiratissimo e fotografatissimo da centinaia di visitatori e vero capolavoro di meccanica, ingegneria e design, 
Il padiglione delle moto d'epoca è sempre il mio preferito, ritrovi moto del passato solo apparentemente dimenticate, che anno dopo anno tornano in auge: sta volta ho beccato modelli che hanno fatto parte del mio passato, come la mitica Moto Morini 3 1/2, il mitico Malaguti Cavalcone, l'adolescenziale Honda NSR 125.
Il padiglione Custom è il mio preferito e il motivo è lo stesso: le persone, l'atmosfera. Una miriade di artigiani, tatuatori, painter, preparatori, officine meccaniche che colorano la fiera con idee molto carine. I più originali? La crew di Built for Speed, che realizza t-shirt e accessori vintage veramente originali. Nunzio Borriello di Maxi Moto Ischia, artigiano che con la pelle riveste e personalizza caschi, appendici e persino un'intera Vespa 50 Special. I ragazzi di 70s Helmets, che producono stilosissimi e coloratissimi caschi anni settanta in fibra, dalle livree incredibili, glitterati e non, vere e proprie opere d'arte per proteggere e impreziosire la nostra testa. Edo Design, lo studio di Alfredo Tricarico di San Giovanni Rotondo, grafico eccezionale, capace di creare quadri e stampe dedicate alle due ruote e specializzato in kustom kulture. Le t-shirt Johnny Rapina, in assoluto tra le più originali e colorate del mondo custom italiano, non averne una è da vuoti dentro. Simone Ceccarelli e la sua officina Ruote Rugginose, che nella categoria "Metric" del contest di Bikers Life si è aggiudicato il secondo posto con la "Black Hole", ricavata da una vecchia Yamaha XJ900. Il corner Mortomorfosi - Officina Italiana, team che realizza custom uniche ed esclusive partendo da modelli meno conosciuti, diversi dalle viste e riviste special su base Bonneville, Yamaha SR, BMW serie R e K e così via. E poi hanno un logo grafico veramente figo, direi quasi da invidia. 
Il resto? Sempre interessante la produzione Suzuki, rapporto qualità prezzo sempre al top. Bella la nuova SV 600, finalmente più sobria ma con contenuti tecnici interessanti. Fighissima la nuova Van Van 200, cresciuta di cilindrata e ancora più cool e alternative. 
Pazzesco lo stand KTM, con le maxi enduro Adventure ammiratissime e circondate di gente, ma con un corner davvero speciale che nessuno degnava della dovuta considerazione, quello in cui erano esposte due racing top: la 350 SX-F Factory del pluricampione del mondo Tony "Messina Express" Cairoli e la favolosa 450 Rally con cui lo spagnolo Marc Coma si è aggiudicato la Dakar nel 2015. Le ho bramate, mangiate con gli occhi e ricoperte di attenzioni come meritano.
Infine la più attesa del salone, la Honda Africa Twin, presente al Motodays 2016 in ogni versione disponibile, ne ho contate almeno 5 unità. Bella è bella: contenuti a gogò, moto tuttofare, tecnologia eccellente, affidabilità Made in Japan. Ma cosa esprime la più becera vox populi, proveniente da due amici intenti ad ammirarla ? "A Fa', a me me piace. Ma sto cazzo de scarico n'se po' vede: nun ce ll'ha manco er Kymko de mi' sorella"...
Alla fine ho trascorso più di 5 ore alla Fiera di Roma e mi sono divertito, anzi, se avessi avuto più tempo, sarei tornato al Motodays anche il giorno dopo, per scoprire nuove sfumature, colori e atmosfere che solo un mondo fatto di passione come quello per le motociclette è capace di creare. Anche se non si è a Colonia, a Tokyo o a Milano.

 
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